dozza vista dall'alto

Le origini di Dozza, l’antica Ducia o Dutia risalgono ad epoca remota. Abitato fin dall’età del Bronzo, il luogo fu prima assoggettato ai Galli, poi ai Romani.
La sua denominazione deriverebbe, secondo gli storici, da un vocabolo dal latino altomedievale, ducia, che doveva indicare la presenza sul luogo di un condotto o canale destinato a far confluire l’acqua, qui per il passato sempre piuttosto scarsa, in una vasca o cisterna a beneficio delle popolazioni di queste contrade. Tale etimologia, ormai consacrata dalla tradizione, trova un riflesso nell’antico stemma della Comunità dozzese e nei toponimi della Chiesa Santa Maria Assunta in Piscina e dell’antichissima pieve San Lorenzo in Piscerano.
Il primitivo insediamento va forse identificato topograficamente in quel Vicus Calancus, fondato in epoca romana, che nel 1086 fu cinto di mura e munito di una torre dai Bolognesi sull’unica entrata al Borgo, dando così origine all’attuale abitato. La più antica notizia documentata data al 1126, quando si trova nominato per la prima volta Castrum Dutie. Quest’ultimo, attorno alla metà del sec. XII, veniva concesso o meglio confermato dalla Chiesa imolese, ospitando a più riprese il vescovo e i canonici della cattedrale d’Imola dopo la distruzione del castello di S. Cassiano operata dagli Imolesi nel 1150.
Nel 1198, la guelfa Bologna riuscì a impadronirsi del castello, provocando l’esodo dei Dozzesi di parte ghibellina che si rifugiarono a Imola, ove trovarono abitazione in una strada poi denominata via Case di Dozza. Ricostruito nel 1220 il castello per iniziativa di Giovanni Re di Gerusalemme, Legato papale in Romagna, nel 1222 fu occupato nuovamente dai Bolognesi alleati coi Faentini. Nel 1310 i Bolognesi per iniziativa di Romeo Pepoli, commissario della guerra, avvalendosi dell’opera dei muratori Arpino di Cantagallo e Bernardo di Montecatone, provvidero a fortificare la rocca che era stata eretta, o più probabilmente ricostruita, dagli stessi Bolognesi verso la metà del sec. XIII; a ricordo dei lavori fatti eseguire durante la sovranità di Bologna si conserva ancora un torrione detto appunto dei Bolognesi.
Inoltre, sempre in quell’anno, venne fortificata la rocchetta, edificata nel 1250 a difesa della torre d’ingresso al borgo, con un Rivellino. Nel 1412, dopo aspre contese tra le fazioni guelfa e ghibellina, Dozza divenne feudo della famiglia Alidosi e poi dei Riario. Nel 1494 la Rocca è sotto il dominio di Caterina Sforza, moglie di Girolamo Riario.
Durante il suo governo tale costruzione fu nuovamente potenziata e dotata di efficienti opere di difesa su progetto dell’ingegnere militare Giorgio Marchesi. Grazie alle nuove fortificazioni poste in atto dal Marchesi, la rocca poté resistere per oltre un mese ai reiterati e violenti attacchi di Cesare Borgia, che se ne impadronì nel 1499.
Una svolta decisiva nei destini della località si ebbe nel 1529 quando essa, dopo avere avuto nell’anno precedente una breve signoria della famiglia Malvezzi di Bologna, veniva ceduta da papa Clemente VII per 4.000 scudi d’oro in feudo al Cardinale Lorenzo Campeggi, bolognese, in riconoscenza dei servigi da lui prestati come legato pontificio in Inghilterra, in un momento particolarmente delicato che tra l’altro avrebbe portato al distacco della Chiesa inglese da quella di Roma. Nel 1728, con la morte di Lorenzo Campeggi, ultimo maschio della sua casata, il marchesato di Dozza pervenne, per eredità devoluta, a Francesca Maria Campeggi, moglie di Matteo Malvezzi, la quale trasferiva così i diritti feudali a quest’ultima famiglia il cui cognome, assieme a quello degli estinti Campeggi, venne da allora in poi a formare il binomio inscindibile.
Nel 1830 Dozza torna a far parte dello Stato della Chiesa, fino a costituirsi Comune autonomo nel 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia.

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